Ascesa

Non sapevamo bene da dove cominciare questo post, abbiamo deciso di farlo dalla fine, mostrandoci senza timore in tutto il nostro splendore al termine di una giornata di cammino di oltre 11 ore (comprese due lunghe soste di un’ora) e 1.680 metri di dislivello.

La foto è stata scattata ieri, giovedì, di fronte al rifugio Kallergi, sui Monti Bianchi di Creta, alle 18:40, ma era cominciata sul livello del mare, ad Agia Roumeli, alle 7:15.

Il progetto era di risalire la più celebre delle molte gole che fendono da Nord a Sud queste montagne di Creta occidentale. È la Gola di Samaria, parco nazionale nato per proteggere la piccola capra autoctona detta Kri-Kri (in realtà Agrimi, ma tutte le guide la chiamano così).

Le Kri Kri sono “timide”, cioè poche e giustamente malfidate e non c’è il caso di vederle. Quel che si può però ammirare è una forra di lunghezza, profondità e varietà spettacolose. Si cammina lungo il torrente, si passa attraverso pareti strapiombanti che sembrano quasi toccarsi, si sosta in vecchi villaggi spopolati, si ammirano cipressi “orizzontali”, pini turchi e altro.

È una delle mete classiche del viaggio a Creta. I pullman scaricano centinaia di persone ogni giorno all’entrata settentrionale della gola, sulla piana di Omalos, a 1.200 metri, le quali poi percorrono la forra in discesa lungo una ampia mulattiera, punteggiata di posti di sosta, fontane e – naturalmente – tolette, per arrivare ad Agia Roumeli in tempo per prendere un traghetto che li porterà in un altro punto della costa dove riprenderanno il bus.

Nelle giornate di punta, d’estate, possono discendere i 16 km della gola fino a tremila persone. Ieri – lo abbiamo chiesto a un guarda parco – sono stati circa 800… più una decina che la gola la hanno fatta in senso inverso, in salita. Tra questi, noi.

“Splendido”, aveva sentenziato il proprietario-camminatore della pensione di Agia Roumeli a sentire il nostro proposito: “Questo è il modo di farla! Il sentiero è facile e per buona parte della giornata sarete soli. A metà, quando incontrerete i primi che scendono, fermatevi un paio d’ore, mangiate e riposate, poi riprendete per la salita finale”.

Già, perché dei complessivi 1.235 metri di dislivello, la metà si concentrano nell’ultimissimo tratto, rendendo l’andare faticosissimo, nonostante la struttura ampia e ben disegnata della mulattiera.

Abbiamo seguito il suo consiglio, anche se non alla lettera (un’ora sola di sosta e a due terzi del cammino, poco prima della pettata finale).

Seguono alcune utili slide.

La biglietteria d’entrata (il biglietto va riconsegnato all’uscita, così sono sicuri che nessuno sia rimasto dentro).

L’entrata della strettoia detta “Le porte di ferro”

Cartelli che chiariscono – finalmente! – che cosa debba fare uno di fronte al pericolo di “Caduta sassi”

Zona di sosta

Il villaggio di Samaria, evacuato di tutti i suoi abitanti nel 1960

Uno dei molti attraversamenti del fiume

Mulattiera che sembra un’autostrada, ma non quando te la fai in salita per un numero improbabile di zig-zag

E tuttavia si sale, come è chiaro dalle montagne che cominciano a fare capolino

Alla fine… non è finita.

Dopo esserci fatti tre limonate in due (eh, quando ce vo’ ce vo’…), abbiamo dovuto decidere se fare altri quattro chilometri in piano per cercare una pensione a Omalos, o prendere un sentiero che ci portava ancora più su, in un tempo non molto maggiore ma con fatica certo importante. Silvia era sfinita, ma dopo la limonata e un’altra ora di sosta, ha dato l’ok per salire al rifugio.

È stato abbastanza penoso, specie gli ultimi tre chilometri su strada bianca. Il rifugio è su uno sperone proprio sopra la Gola di Samaria, in fondo si vede il Mar Libico, da dove siamo venuti, in aria volteggia una coppia di avvoltoi, tra montagne spelate e rocciose (qui la “linea del verde” si ferma a 1.400 metri).

Il rifugio, in sé, ci ha in realtà assai delusi. Una cena con pezzi di maiale e verdure stracotte, un dormitorio aperto come un soppalco sulla sala comune ed altro ancora… ma questa mattina abbiamo potuto fare una passeggiata in quota tra greggi pascolati col pick-up…

…e due mari che si vedevano a Sud e (qui) Nord . 😀