Soddisfazioni, grandi soddisfazioni di sessantaseienni. E, insieme, soddisfazioni, grandi soddisfazioni di europei.
Questi sono i biglietti di due intere giornate dedicate alla visita dei maggiori siti archeologici di Creta, nei quali siamo entrati a metà prezzo in quanto “oltre i 65 anni” e “cittadini di un Paese della UE”. È stata Silvia ad accorgersi di questa possibile riduzione, che molti apparentemente coetanei non sfruttavano (è scritto sui siti web, ma poco evidente nelle biglietterie). Sono piccole cose, ma sono segni di “cittadinanza europea”, che non è un modo di dire ma proprio uno status giuridico. Finché Grecia e Italia continueranno a farne parte, godiamocela.
Due giornate, si diceva, passate tra i sassi, le rovine e – come ha fatto notare Silvia – il “Lego”, col quale il grande archeologo Evans avrebbe probabilmente amato giocare e in mancanza del quale ci ha dato dentro di cemento armato colorato per “ricostruire” parte del gran palazzo di Cnosso.
Abbiamo ripercorso l’isola da Sud a Nord, dalla spiaggia di Preveli a Heraklion, il capoluogo di Creta, prendendo d’infilata i siti di Festo, Agia Triada e Gortyna. I primi due, sede di grandi palazzi minoici, esplorati da circa un secolo dalla Scuola archeologica italiana. Il terzo, della città che nel I sec. A.C. si mise subito d’accordo con i romani invasori e divenne perciò la capitale della Creta romana – rovine romane, dunque.
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Quello che ci è piaciuto di più è il sito di Festo, che domina la piana di Messara, poca gente e poche “ricostruzioni”, quelle poche solo accenni a indicare portali, passaggi ecc., perfettamente leggibile e godibile.
Ancora maggiore tranquillità nella vicina Agia Triada (la SS Trinità non c’entra granché, c’è sì una chiesa bizantina sul sito, ma è chiusa e comunque dedicata a San Giorgio). Un “palazzetto”, sembrerebbe, più che un vero e grande “palazzo”.
Quindi Gortyna, il cui sito ha la peculiarità di essere solo in piccola parte all’interno del recinto a pagamento — a metà pagamento, ovviamente, per chi ha la fortuna di essere vecchio, europeo e di accompagnarsi con Silvia. Di seguito il fortunato di turno davanti al Teatro romano…
…il resto, Pretorio, Teatro, Ninfeo eccetera è sparso tra gli ulivi nei campi circostanti e occorre andarselo a cercare, incespicando tra sassi vari, mezze colonne che giacciono accanto a scarpe sfondate e a reti per la raccolta delle ulive (*). Divertente.
Siamo finalmente arrivati a Heraklion, dove alloggiamo – non ci si crederebbe – in un vero albergo.
Oggi lunga visita al bellissimo Museo archeologico, dove finalmente abbiamo capito un po’ di più questa storia della civiltà minoica e dei suoi palazzi; poi lui, l’autentico, il più grande e famoso dei palazzi: Cnosso. Beh, “autentico” un po’ tra virgolette, nel senso che il grande palazzo che si vuole di Minosse, l’edificio delle mille camere, scale e corridoi che diede vita al mito del Labirinto, è in buona parte ciò che ha immaginato Evans e che ora è reperto storico di per sé. Il che ha costretto i moderni curatori a segnalare ripetutamente la fantasia di alcune sue ricostruzioni.
Mario, comunque, non ha potuto esimersi dallo scattare una foto uguale-uguale a quella del suo libro di Storia dell’Arte di liceale, con le colonne di cemento rosse ricostruite dall’archeologo inglese…
…e, come dice Silvia, presente su tanti e tanti quaderni usati dagli scolari italiani dei tempi nostri, tipo:
Ci è piaciuto, eh, ma Festo e Agia Triada non ce li togliamo dal cuore, grazie anche a un “pezzo di Trentino” (!), cioè all’archeologo roveretano che rispondeva al nome di Federico Halbherr – “Mezzosignore”, se i quattro anni di Mario al Goethe Institut sono serviti a qualcosa.
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(*) Per tutti gli amici coltivatori di olive in ascolto: no, qui sembra che non si faccia la fatica di togliere le reti, lavarle e riporle dopo il raccolto, restano arrotolate intorno alle piante.