Guerrieri, commercianti, funzionari imperiali e viaggiatori di varia natura hanno per secoli animato la Nakasen-do, la via che con le sue locande e stazioni di posta collegava la capitale Kyoto con Edo, la città portuale che sarebbe diventata la nuova capitale di Tokyo. Insomma la spina dorsale dell’impero.
La spina dorsale del Giappone di oggi è il suo meraviglioso servizio ferroviario, i cui convogli moderni e puliti partono sempre dagli stessi binari spaccando il minuto (rendendo così possibile a noi viaggiatori moderni di programmare trasferte con tre o quattro coincidenze di pochi minuti senza alcun timore di perderle).
Beh, la giornata di venerdì è stata per noi la somma delle esperienze di viaggio giapponesi del passato e del presente.
Volevamo percorrere a piedi un tratto della Nakasen-do, circa otto chilometri, che unisce due piccoli villaggi attraversando colline tra cipressi, pini giapponesi e bambù. Ma per farlo abbiamo dovuto fare prima e dopo una scorpacciata di treni.
Le previsioni del tempo promettevano nuvole sparse, rovesci e anche un temporale. La giornata, peraltro, si presentava grigia già dalla partenza dalla nostra amata guesthouse di Nikko
Per arrivare a Magome, stazione di partenza della camminata, abbiamo dovuto prendere un treno locale fino a Utsumiya, uno Shinkansen (alta velocità) fino a Nagoya, un espresso fino a Nakutsugawa e un bus fino a Magome.
È che non avevamo fatto i conti con l’Obon, il periodo di metà agosto quando masse di giapponesi si spostano per andare in vacanza, insomma il locale “esodo di Ferragosto” era stato lost in translation. Ci siamo ritrovati con il nostro prezioso Rail Pass di 14 giorni, ma senza possibilità di prenotare posti a sedere, il che ha voluto dire un bel po’ di ore in piedi pigiati come sardine.
Figlio 1 ha trovato ospitalità nel vano lavabo aperto sul corridoio davanti alla toletta, Figlio 2 seduto a terra davanti a una porta, mentre gli autoctoni si accomodavano anch’essi nei modi più fantasiosi, come queste madre e figlia rannicchiate a dormire tra l’ultima fila dei sedili e la parete.
Silvia ha stoicamente resistito appoggiata a uno stipite.
Ma dopo circa tre ore siamo arrivati al villaggetto di Magome, soffocato dal caldo, dalla umidità e da una pioggerellina fine e insistente. Siamo in un parco nazionale e il governo insiste perché tutti i, non molti, edifici siano di legno in stile tradizionale. Li si vede assiepati lungo una ripida strada acciottolata che è l’inizio di questa tratta della Nakasen-do
Il sentiero è comodo, largo e in alcuni punti (pochi) ancora dotato delle pietre originali. La pioggia e l’umidità ci hanno accompagnati per tutta la prima parte in salita, attraverso boschi.
Una volta scavallato il “passo” (meno di 200 m. di dislivello), l’umidità è restata ma la pioggerella per fortuna se ne è andata e siamo. Potuti arrivare a Tsugamo piuttosto rapidamente.
Purtroppo non c’è stato modo di trovare un posto dove dormire (Obon!), nonostante che la nostra agenzia di viaggio interna avesse lavorato intensamente bombardando uffici turistici e locande di richieste – specie Figlio 2, anche in giapponese.
Abbiamo deciso di approfittarne per avanzare nel programma e di arrivare fino ad Osaka. Quindi altro bus, altro espresso, altro Shinkansen e stanza prenotata via Airbnb a 300 metri dalla stazione.
Insomma: cinque treni, due autobus e quasi tre ore a piedi. Ci siamo meritati una cena a base di okonomiyaki, frittatone ripiene di ogni cosa cucinate su una piastra tipiche di Osaka.
Domani e dopodomani sulle vie del Komono Kodo, i sentieri di un antico pellegrinaggio shinto-buddista.