Viaggio lungo ma piuttosto comodo, con la classe Economy di Emirates francamente senza paragoni. All’aeroporto recuperata – non senza qualche prima difficoltà di comunicazione – la “saponetta” Wi-Fi che ci dovrà servire per questi giorni, preso ultimi treno a mezzanotte e grazie al figlio minore che ragiona siamo scesi una fermata prima del dovuto, ma più vicini a “casa”.
Casa sarebbe un appartamentino affittato in un quartiere residenziale dove siamo arrivati con una affascinante passeggiata di un quarto d’ora per stradine silenziose ed addormentare.
Per il primo giro turistico del viaggio in mattinata siamo andati subito al sodo: “VR zone”, dove VR sta per virtual reality; in luna park al chiuso dove si può giocare con i mostri o simili, indossando una attrezzatura appunto da realtà virtuale che ti “immerge” nella situazione fantastica. Il figlio grande e il figlio piccolo sono entrati, noi abbiamo vagato per la follia delle strade di Shinjuku (ristoranti, fast food, negozi da quattro soldi, pupazzi di peluche e testoni di Godzilla sulle terrazze…) rimediando anche un paio di occhiali da lettiura che Mario aveva dimenticato a Roma.
In uno di questi luoghi improbabili – un intero negozio di macchinette-da-pesca-con-la-gru tipo luna park, solo che si pescavano pupazzi di 40 cm. – c’erano due che giocavano battendo su due tamburini al suono di una musica.
Sullo schermo passacavo dei pallini che indicavano il momento della battuta. Era, in sostanza, un karaoke ritmico. Se è vero che non c’è Giappone senza karaoke, occorre dire anche che c’è karaoke e karaoke.
Il video dovrebbe essere qui:
Qui i nostri nel loro primo giro sui treni di Tokyo