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Tre giorni sui Cuchumatanes

Eccoci di nuovo collegati. Siamo a Todos Santos, paesino abbastanza isolato, all’interno della catena dei Cuchumatanes, dove siamo arrivati dopo tre giorni di trekking. Una cosa piuttosto hard — non tanto nel senso delle salite e delle camminate (anche se i 3.300 metri raggiunti si sono fatti sentire per l’aria), ma per lo “stile”, peraltro deliberatamente ricercato.

Vischio aveva proposto e noi avevamo felicemente accettato di appoggiarci a una piccola agenzia di Nebaj di “Guide Ixil” che organizzano queste cose alloggiando e nutrendo i partecipanti a cura delle famiglie dei piccoli villaggi che si incontrano. Al tempo stesso si garantisce in questo modo che la maggior parte dei soldi vada direttamente a chi offre il servizio (la guida e le famiglie) piuttosto che a organizzazioni varie.

Lo Ixil e`un territorio collinoso/montagnoso che ha visto negli anni settanta e ottanta una durissima attivita`di guerriglia indigena, contrastata con una violenza senza pari e senza limiti dall’esercito nazionale. Una popolazione molto orgogliosa che parla una delle tante lingue maya e che ha subito decine di migliaia di morti nella guerra civile. Oggi, dopo gli “accordi di pace” del 1996 le cose stanno un po`meglio, i villaggi distrutti sono stati ricostruiti e anche i guerriglieri si sono reinseriti nella vita sociale.

Uno di questi guerriglieri era Nicolas, la nostra guida. Non esattamente “talkative”, come ha subito notato Vischio, ma cortese e alla fine della cena la prima sera, sollecitato dal nostro Vischio, ha dato la stura ai ricordi di guerra. In senso stretto, compresi alcuni macabri particolari di che cosa succedeva ai corpi dei soldati morti in un attentato…

La camminata ha seguito un ritmo che Nicolas non intedenva modificare, con continue pause pianificate che alla fine seccavano anche un po’, ma i luogohi sono bellissimi e interessante l’ospitalita`locale — della quale, per la verita`, abbiamo fatto esperienza molto diversificata. La prima notte la famiglia ci accolto in una specie di depandence di legno attrezzata come un rifugio di montagna, dove ci hanno anche servito i pasti (di cui piu`in basso), bagno naturalmente esterno, senza luce e vasca per lavarsi aperta ai quattro venti allìncrocio delle due strade (sort of) principali — immaginarsi problema Silvia.

La seconda notte (cioe`ieri) in una situazione assia piu`realistica e, di conseguenza, complessa: la famiglia vive in uno stanzone unico di cemento e un’altra stanza collegata, in questa stanza siamo stati ospitati noi, con quattro letti di legno e tondini di ferro, borse tipo della spesa appese al muro presumibilmente contenenti effetti personali dei padroni di casa, un certo numero di coperte di feltro o simili. Molto freddo e vento che entrava da tutti i pizzi. Controsoffitto in cellophan. Latrina esterna tra maiali e cani, oltre a una turba di stupefacenti ragazzini che non facevano che ripetere “Silvia, Silvia” e lei che avrebbe avuto voglia di ripulirgli il moccio, ma si e`astenuta per correttezza politica.

Nella stessa stanza, su un tavolino traballante si e`mangiato. Gia`, mangiato. Ecco i menu dei nostri tre pasti con le famiglie Ixil:

Pranzo dell’altro ieri, appena partiti: ciotola di minestra densa (base fagioli?) piccantissima, con dentro fagioloni corallo, piu`naturalmente le onnipresenti tortillas di mais ( di qui in poi non ripeteremo: ci sono sempre e ci si sfama con quelle il resto e`condinmento). Da bere una bevanda calda e dolce che sembrava fatta con mais e altra roba ignota.

Cena 1: Ciotola con fagioli neri e uova strapazzate con pomodoro e cipolla. Da bere: liquido caldo e dolce, sembrava buono. Poi Silvia ha capito che era “caffe`” e ci e`sembrato meno buono.

Prima colazione1: Ciotola (stessa, naturalm.) con fusilli (quelli che a casa nostra si chiamano fusilli) in ministra di verdure, sui quali era adagiato un tocco di carne alla brace.

Pranzo2: al sacco, provveduto dalla famiglia precedente: ancora fagioli neri e uova strapazzate.

Cena2: ciotola con cavolfiori in di loro brodo. Caffè`

Prima colazione2: ciotola con spaghettini in brodo di verdure. Caffe`

Arrivati a Todos Santos, pranzo in un comedor (specie di trattorie familiari con due o tre cose), dove abbiamo con piacere avuto carne alla brace, pure`di fagioli e riso.

Eccoci qua. Unica nota dolente che oggi piove. Todos Santos e`un posto dove tutti, diconsi tutti, vanno in giro con il vestito tradizionale, anche gli uomini che e`cosa assai rara. Dai bambini ai vecchi indossano pantaloni rossi a righe e una giacca a righine bianco-blu-rosse, con grandi revers ricamati. “Naturalmente” gli adolescenti locali indossano le felpe con cappuccio di ordinanza per il loro genere ed eta`come in tutto il mondo — ma lo fanno SOTTO alla giacchetta tradizionale. In testa un cappello di paglia con una cintura di cuoio guarnita da stoffa azzurra, uguale per uomini  e donne.

Domani sara`una lunga giornata di trasferimento e ancora siamo incerti sul percorso da prendere, ma cerchiamo di avvicinarci al Peten, la regione del nord dove cè`la giungla e dei siti maya straordinari.

Chicicastenango

Evviva, trovata connessione così possiamo scrivere con l’iPhone dal caffè!

E’ domenica mattina ci troviamo a Chchicastenango, nel Quiché, luogo celeberrimo per il mercato bisettimanale. Silvia ha però stabilito che gli acquisti si faranno “dopo”, nel senso di dopo il trekking di tre giorni che cominceremo domani mattina da Nebaj verso Todos Santos, tra le montagne dei Cochumantes, una delle zone dove più violenta fu la repressione degli indigeni durante la guerra civile degli anni Ottanta-Novanta.
Ecco un paio di foto prese dal balconcino del caffè dal quale ci connettiamo…

Ieri lungo giro sul lago Atitlal, circondato dal verde, dai vulcani e da piccole comunità di popolazioni Maya –ma anche da piccole popolazioni di californiani degli anni Settanta, che di un paio di villaggi hanno fatto una specie di luoghi ideali della “controcultura”, una “capsula del tempo”, un “time warp” interessante sul piano antropologico quasi quanto i Maya.

La cosa più bizzarra, è stata l’organizzazione della gita a piedi lungo la sponda del lago, impeccabilmente gestita da Vscmgn. Siccome su tutte le guide c’è scritto che il sentiero è bellissimo pericoloso (poveri Maya col machete hanno più volte assalito benevolenti turisti occidentali in Birkenstock), il “nostro” si è informato e ha scoperto che l’ufficio del turismo guatemalteco organizza gratuitamente… scorte. E così con un po’ di vergogna e tanta gratitudine abbiamo camminato per una giornata con due simpatici agenti della polizia turistica, tutti vestiti di nero e con due bei pistoloni in vista. Pranzo a nostro carico in un ristorante lungo il sentiero mooolto organico, tenuto da due norvegesi.

Passaggio in lancia sul lago per Panajachel, aperitivo al tramonto con vista su vulcani e lago, poi gbe in spalla per arrivare a Chichi(castenango): lancia + pickup con tutti in piedi sul cassone reggendosi a un’asta centrale (x troppa salita abbiamo dovuto scendere in quattro e spingere e poi risalire al volo) + camioneta + microbus, e in due ore stavamo nella “posada del telefono” la pensioncina di Chchi, della quale Vscmgn è diventato un habitué: piccola, carina, stanze singole e doppie, ma cesso e doccia al piano: tre euro a persona x notte. Nostre vicine quattro biondissime norvegesi che si sono riempite di birra sul terrazzino che da’ sul cimitero. Cimitero, sia ben chiaro, che è cosa molto allegra con tombe multicolori, tonalità pastello.

Ecco qui, questo è tutto per ora. Tra 15 min a messa in una chiesa più portata al sincretismo che al “relativismo” e dove le omelie sono mezze in spagnolo, mezze nella lingua maya locale (ce ne sono oltre una dozzina, incomunicanti tra di loro). Se ce la facciamo stasera carichiamo qualche altra foto.

Abbracci a tutti, specie ai due Leo: il Tedeschini e il Baffoni

Passiamo e chiudiamo

A casa di Vscmgn, dopo 48 ore di fatica e divertimento

Siamo a San Marcos, dopo 48 ore di viaggio complesso, ma sostanzialmente liscio come l’olio — oltre che appassionante. Scriviamo dalla postazione casalinga di quella certa persona che si trova da queste parti, ma che preferisce non essere pubblicamente nominato e ricercabile su Google; insomma voi sapete chi, ma Google no, per cui da ora in poi lo chiameremo VSCMGN.

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