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Aperitivo con i pipistrelli

Carissimi, ci riconnettiamo finalmente da Sayamxche, nel Peten meridionale. Siamo cioe´arrivati nella zona settentrionale del Paese dove imperano la giungla e i grandi siti maya, che cominceremo a visitare domani con una gita in barca. Poi pensiamo di fare una puntata verso Ovest, in Messico, per altri siti appena oltre la frontiera, quindi di nuovo da queste parti, ma piu´a nord per vedere il capolavoro, le rovine di Tikal.

Gli ultimi due giorni li abbiamo passati in una localita´quasi fuori dal mondo, un paesino a due ore e mezza di pulmino da Coban (che Silvia ha fatto su uno strapuntino bagnata dalla pioggia che entrava dalla portiera e con un guatemalteco che teoricamente viaggiava “in piedi”, ma praticamente albergava sulle sue ginocchia). Il posto e´noto per, nell’ordine:

– un fantastico ostello/backapackers joint, pieno di giovani ventenni da tutto il mondo adagiato sul fiume (no, non abbiamo trovato posto, ma ci abbiamo mangiato, con Mario che si sentiva – piacevolmente – tre volte piu´vecchio degli altri presenti)

– una serie di grotte (carine, ma niente a che vedere con quelle di Nettuno…) e i loro abitanti, i pipistrelli

– una serie di piscine naturali in fondo a una forra a dieci km di distanza

Abbiamo fatto tutto (dopo aver provato l’ebbrezza di uno spostamento anche in camion): grotta, bagno nelle piscine naturali e anche un incontro ravvicinato con migliaia e migliaia di pipistrelli che poco prima di cena, all’ora del tramonto, escono a frotte dalla grotta suddetta e continuano per quasi un’ora. Provato a fare qualche foto, con modesti ma sufficienti risultati. Dormito la seconda notte in un altro ostello sul fiume in una specie di capanna con letti comodi e “finestre” aperte sul bosco e sul fiume.

Proseguimento del viaggio, su richiesta di Mario, con “shuttle”, cioe´un pulmino come gli altri, ma dedicato ai turisti che va diretto, ci sono meno persone, queste parlano inglese e – specialmente – Silvia puo´sedere in posizione piu´comoda ((Silvia qui si inserisce: ma cosi´sembra che faccia la lagna. No, non la fa per niente, e´molto stoica)) e per di piu´costava come se fossimo arrivati qua prendendo tre pulmini “qualsiasi” pubblici. Unico problema la sosta forzata a un chiosco a un incrocio sul quale l’autista prendeva la mazzetta.

A proposito di mangiare: complici i luoghi da (giovani) backpackers internazionali che abbiamo frequentato in questi ultimi due giorni, la nostra dieta e´drasticamente cambiata, Silvia precisa che “stiamo mangiando come maiali”, comunque per esempio stamattina e ieri mattina Vischio e Mario hanno mangiato pancakes con tanto di sciroppo di finto acero, banana o ananas. Da signori.

Stasera qui dovremo un po’ vedere. La localita´e´formata da quattro strade in croce su un fiume dove si passa con un traghetto lungo la grande strada nazionale che dalla capitale porta a Nord a Flores. E´domenica pomeriggio sera, un po´nuvolo (ieri grazie a dio gran sole), non siamo sicuri dove andremo a sbattere per mangiare. Ma la stanza d’albergo e´pulita e carina, a differenza della prima che avevamo visto e che faceva venire a Mario la depressione. In giro per il paese a parte i non molti locali, ci siamo noi e due inglesi.

Ecco qua. Ora pubblichiamo questo post, poi vediamo se riusciamo a inserire anche delle foto. Intanto un abbraccio a tutti. Abbiamo l’impressione che il link inviato a tutti fratelli e cognati prima della partenza non sia arrivato, per esempio a Ella e a Livia – che ora pero´sono in collegamento. Ci dispiace, baci.

Saluti da Coban

Ciao a tutti da Coban, città del caffè e del cardamomo, al centro del Paese. Ci siamo arrivati dopo quasi una intera giornata di minibus con quattro cambi. L’ultima parte era una stupenda strada tra monti e valli, ma in condizioni tragiche, a un certo punto l’intera strada è crollata per due chilometri e i pulmini scendono e si inerpicano per un percorso teorico fra fango e rocce.

Qui stiamo in un posto deliZioso (vedi foto) che unisce l’essere una specie di ostello con un ristorante di lusso… wow! Purtroppo piove ancora e dovremmo andare in posti dove l’idea sarebbe anche fare Il bagno. Bah, comunque felici.

Alleghiamo anche ritratto della guida Nicolas e della cartina d’Europa fatta a scuola da uno dei ragazzini della prima famiglia indigena che ci ha ospitati per pranzo, grandiosa!

Tre giorni sui Cuchumatanes

Eccoci di nuovo collegati. Siamo a Todos Santos, paesino abbastanza isolato, all’interno della catena dei Cuchumatanes, dove siamo arrivati dopo tre giorni di trekking. Una cosa piuttosto hard — non tanto nel senso delle salite e delle camminate (anche se i 3.300 metri raggiunti si sono fatti sentire per l’aria), ma per lo “stile”, peraltro deliberatamente ricercato.

Vischio aveva proposto e noi avevamo felicemente accettato di appoggiarci a una piccola agenzia di Nebaj di “Guide Ixil” che organizzano queste cose alloggiando e nutrendo i partecipanti a cura delle famiglie dei piccoli villaggi che si incontrano. Al tempo stesso si garantisce in questo modo che la maggior parte dei soldi vada direttamente a chi offre il servizio (la guida e le famiglie) piuttosto che a organizzazioni varie.

Lo Ixil e`un territorio collinoso/montagnoso che ha visto negli anni settanta e ottanta una durissima attivita`di guerriglia indigena, contrastata con una violenza senza pari e senza limiti dall’esercito nazionale. Una popolazione molto orgogliosa che parla una delle tante lingue maya e che ha subito decine di migliaia di morti nella guerra civile. Oggi, dopo gli “accordi di pace” del 1996 le cose stanno un po`meglio, i villaggi distrutti sono stati ricostruiti e anche i guerriglieri si sono reinseriti nella vita sociale.

Uno di questi guerriglieri era Nicolas, la nostra guida. Non esattamente “talkative”, come ha subito notato Vischio, ma cortese e alla fine della cena la prima sera, sollecitato dal nostro Vischio, ha dato la stura ai ricordi di guerra. In senso stretto, compresi alcuni macabri particolari di che cosa succedeva ai corpi dei soldati morti in un attentato…

La camminata ha seguito un ritmo che Nicolas non intedenva modificare, con continue pause pianificate che alla fine seccavano anche un po’, ma i luogohi sono bellissimi e interessante l’ospitalita`locale — della quale, per la verita`, abbiamo fatto esperienza molto diversificata. La prima notte la famiglia ci accolto in una specie di depandence di legno attrezzata come un rifugio di montagna, dove ci hanno anche servito i pasti (di cui piu`in basso), bagno naturalmente esterno, senza luce e vasca per lavarsi aperta ai quattro venti allìncrocio delle due strade (sort of) principali — immaginarsi problema Silvia.

La seconda notte (cioe`ieri) in una situazione assia piu`realistica e, di conseguenza, complessa: la famiglia vive in uno stanzone unico di cemento e un’altra stanza collegata, in questa stanza siamo stati ospitati noi, con quattro letti di legno e tondini di ferro, borse tipo della spesa appese al muro presumibilmente contenenti effetti personali dei padroni di casa, un certo numero di coperte di feltro o simili. Molto freddo e vento che entrava da tutti i pizzi. Controsoffitto in cellophan. Latrina esterna tra maiali e cani, oltre a una turba di stupefacenti ragazzini che non facevano che ripetere “Silvia, Silvia” e lei che avrebbe avuto voglia di ripulirgli il moccio, ma si e`astenuta per correttezza politica.

Nella stessa stanza, su un tavolino traballante si e`mangiato. Gia`, mangiato. Ecco i menu dei nostri tre pasti con le famiglie Ixil:

Pranzo dell’altro ieri, appena partiti: ciotola di minestra densa (base fagioli?) piccantissima, con dentro fagioloni corallo, piu`naturalmente le onnipresenti tortillas di mais ( di qui in poi non ripeteremo: ci sono sempre e ci si sfama con quelle il resto e`condinmento). Da bere una bevanda calda e dolce che sembrava fatta con mais e altra roba ignota.

Cena 1: Ciotola con fagioli neri e uova strapazzate con pomodoro e cipolla. Da bere: liquido caldo e dolce, sembrava buono. Poi Silvia ha capito che era “caffe`” e ci e`sembrato meno buono.

Prima colazione1: Ciotola (stessa, naturalm.) con fusilli (quelli che a casa nostra si chiamano fusilli) in ministra di verdure, sui quali era adagiato un tocco di carne alla brace.

Pranzo2: al sacco, provveduto dalla famiglia precedente: ancora fagioli neri e uova strapazzate.

Cena2: ciotola con cavolfiori in di loro brodo. Caffè`

Prima colazione2: ciotola con spaghettini in brodo di verdure. Caffe`

Arrivati a Todos Santos, pranzo in un comedor (specie di trattorie familiari con due o tre cose), dove abbiamo con piacere avuto carne alla brace, pure`di fagioli e riso.

Eccoci qua. Unica nota dolente che oggi piove. Todos Santos e`un posto dove tutti, diconsi tutti, vanno in giro con il vestito tradizionale, anche gli uomini che e`cosa assai rara. Dai bambini ai vecchi indossano pantaloni rossi a righe e una giacca a righine bianco-blu-rosse, con grandi revers ricamati. “Naturalmente” gli adolescenti locali indossano le felpe con cappuccio di ordinanza per il loro genere ed eta`come in tutto il mondo — ma lo fanno SOTTO alla giacchetta tradizionale. In testa un cappello di paglia con una cintura di cuoio guarnita da stoffa azzurra, uguale per uomini  e donne.

Domani sara`una lunga giornata di trasferimento e ancora siamo incerti sul percorso da prendere, ma cerchiamo di avvicinarci al Peten, la regione del nord dove cè`la giungla e dei siti maya straordinari.