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La vittoria di Bundi

Siamo nella deliziosa Bundi, dopo un viaggio in autobus di quasi nove ore che dovevano essere sette e con l’autista che negli ultimi 40 km si fermava a dare gran botte a un pneumatico per controllare qualcosa (la pressione? Forse, visto che alla fine lo ha rigonfiato in una "stazione di servizio" senza luce, tra i falo’ della gente che si scaldava).

Stamattina la grande notizia: il mahrajah lascia la casa di campagna, viene in citta’ qualche ora e mentre lui non ci sta noi possiamo andare a vedere i murales. Vi faremo sapere, ma non troppo: questa e’ una storia troppo bella. Incrociamo le dita.

Un abbraccio e un avvertimento: sappiamo che diverse persone ci hanno mandato degli sms al numero indiano. Beh, non ne abbiamo ricevuto manco uno. Quindi non siamo maleducati. :-}

“Ammutinamento” o “rivolta”?

C’e’ una grande discussione da queste parti in occasione del 150/o anniversario di quello che e’ comunemente conosciuto come il "Sepoy Mutiny", la rivolta degli indiani dell’esercito britannico dell’India del 1857 — da molti considerato una specie di atto fondativo della identita’ nazionale — alcuni sostengono che "ammutinamento" e’ troppo poco e riflette troppo la visione britannica delle cose, che in realta’ si e’ trattato di "rivolta" nazionale. Beh, noi viaggiatori di passaggio non sappiamo esprimerci in proposito, ma quel che e’ certo che stiama sperimentando una piccola mutiny/revolt nel nostro seno: la "Licia Colo’ de noantri" ha detto che si e’ stufata: "di fare sempre una figura da chiodi. Il gioco – aggiunge – dapprima ristretto alla famiglia nucleare del tutti-contro-la-mother, si sta allargando in maniera preoccupante. Mario sta pubblicizzando il link a destra e a sinistra e io mi sto stringendo la corda al collo da sola. Mica la molla la regia, come giustamente Giulio consiglia e anche io proponevo".

L’equipaggio al completo, riunito in assemblea, ha deciso di prendere nella dovuta considerazione le preoccupazioni espresse dal 50 per cento dei membri e d’ora in poi mettera’ online solo dignitosissimi reportage che non proiettino onta alcuna sui medici di base romani — qualora, come pure temuto — qualche paziente decidesse di andare a vedere la loro dottoressa su YouTube.

Stiamo perdendo un po’ di tempo dopo un giro in citta’ con un auto-riscio’. Avremmo dovuto farlo con il tipo che ci aveva portato in macchina l’altro giorno e che ci aveva lasciato il suo n. di telefono. Era simpatico e sveglio e lo abbiamo chiamato, lui e’ venuto — e poi ci ha scaricato a un altro. Beh, vabbe’. Tra un paio d’ore prendiamo una corriera per Bundi (sette ore di viaggio), dove dovremmo arrivare verso le dieci di sera.

Ieri sera cena al lume di candela in un ristorante in riva al lago di fronte ai diversi palazzi/alberghi del marajah. Continuiamo a mangiare esclusivamente vegetariano, perche’ cidiverte e ci piacciono tutte le salsine. Anche se – come dicevano questa mattina alcuni ospiti dell’albergo a colazione, nello scambiarsi ovvieta’ da occidentali-in-India – "di verdure se ne vedono poche". In effetti, chi si aspetta grandi cespi di broccoli e’ deluso, ma anche un po’ scemo. Visto poi che a Mario in grandi cespi di broccoli a vederli gli fanno un po’ senso (anche se poi gli piacciono), questo modo di mangiare verdura che sembra altro, piace moltissimoi. (E cosi’ abbiamo fatto fare la sua bella figura anche a Mario…)

Ciao a tutti

PS: non siamo riusciti a vedere il video completo, perche’ qui non funzionavano gli altoparlanti e non c’era il jack per la cuffia. Ma credo che il problema di sincrono abbia a che vedere con la lentezza con il quale si scarica. Provate a farlo scaricare tutto e poi farlo partire…

PPS: trank Giulio: non andremo falliti per le telefonate in Italia, avendo una SIM card indiana la cosa sepoffa’.

Da Udaipour ci sentiamo “romanticissimi”

Vi scriviamo dalla notoriamente "romantica" citta’ di Udaipur, dove gli indiani corrono a sposarsi se appena possono. Luogo adatto per un "trentennale" come il nostro e infatti ci siamo messi le magliette gemelle.

Da Jodhpur collegarsi era una iradiddio. Ieri mattina ci siamo svegliati in quella citta’ alle 4.30 per prendere un bus alle 5.15! Destinazione Ranknapur, luogo di alcuni dei piu’ importanti templi giainisti (vedi spiegazione precedente). Avevamo organizzato un appuntamento con un taxi che ci veniva a prendere da Udaipur ( un centinaio di km piu’ a sud) e il tutto ha miracolosamente funzionato, compresa la tappa intermedia a un forte (l’ennesimo). Alla fine pero’ eravamo letteralmente distrutti. Siamo in un albergo con camera piu" che carina e ci siamo fatti una grande dormita.

Non prima pero’ di aver ammirato dal tetto una mega processione di musulmani (qui il 25 per cento della pop.) che celbravano il Muharammam: tutte le strade della citta’ vecchia chiuse e clienti isolati in albergo al buio. Elettricita’ chiusa per prudenza perche’ i grandi "carri" celebrativi trasportati a spalla non tranciassero qualche filo.

Stamane visita in giro, caffe’ da signori nell’albergo del marajah e una serie di code per prenotare bus e treni. Domani si parte per Bundi, terra kiplinghesca e dove Mario spera di vedere certi murali dipinti da prigionieri di guerra itailain nella casa del locale marajah, il quale tuttavia – essendo presente – non intenderebbe proprio prestarsi alla bisogna. Vedremo.

Stiamo cercando, mentre scriviamo, di caricare anche delle foto, ma il processo si impalla alla fine (ce l’abbiamo fatta: http://journals.worldnomads.com/tedeschini/gallery/1942.aspx). Ora proviamo a mettere anche un video. La nostra "Licia Colo’" (secondo la definizione di Cristiana)( e’ qui presa da un fou rire, che dovrebbe essere contagioso.

Un abbraccio a tutti

Ritorno a un luogo “connesso”: prime ore a Jodhpur

Ciao a tutti, siamo ritornati alla "civilta’ ". Nel snso che abbiamo abbandonato un eco-lodge tenuto da un paraculissimo bramino che parla quattro lingue (occidentali) e che "suggerisce caldamente" agli ospiti di fare la "doccia indiana" (doccia chiusa, insaponarsi e sciacquarsi prendendo l’acqua da un secchio), dove siamo stati in realta’ benissimo ma – si sa – nel deserto gli internet cafe latitano (anche se lui e’ collegatissimo).

La "civilta’" telecomunicativa per noi ha ora preso le sembianze di un vecchio pc con windows 98, che ci permette di elaborare solo testi. E’ sul tetto di una micropensione della citta’ vecchia di Jodhpur. Entrando e’ un po’ tentra, ma salendo quattro piani di scale ti danno una stanza doppia (pulita) con vista mozzafiato sullo storico forte della citta’.

Ora dovremmo andare a cena, ma siamo un po’ stanchi. Domani speriamo di connetterci da qualche posto migliore e magari caricare delle altre foto e un video. L’idea e’ di visitare il forte, fare un po’ di shopping (v. piu’ sotto descrizione di Silvia che fa la preziosa in un negozio di vestiti per signore indiane), andare a cena domani in cima al forte medesimo e poi l’indomani ripartire per Udaipur, fermandoci in strada a vedere templi gianisti e forte (ancora uno) descritto come imperdibile, oltre che imprendibile.

A proposito di "gianisti", il nostro padrone di casa lo e’: "Per la nostra religione gli ospiti sono sacri, questo non e’ un hotel, e’ una famiglia… ecc. Poiche’ a Silvia e’ stato dato della "sorella maggiore" da un mercante di Jaipur che ci ha venduto della bella stoffa (a prezzo, guarda caso, " di famiglia"), propendiamo per dar un peso relativo a queste offerte di parentela. Ma cortesemente ricambiamo.

Oggi ci siamo introdotti in un vero e proprio negozio di casalinghi con i prezzi fissi. Avevamo visto una camicetta all’esterno, che all’interno non c’era. Un povero commesso ha smontato il negozio per far vedere a silvia vestiti completi rajasthani con sbrilluccichi di argento e rame sul petto, senza apparentemente convincerla. A un certo punto, la nostra (sempre muta) a trovato il coraggio di indicare un coso che dallo scaffale sembrava piacerle. Il commesso lo ha tirato fuori, stoffetta tipo tovaglia stampata e sconsolato ha detto: "This for every day, madam". Umiliata davanti al mondo, la nostra ha rinunciato anche alla vestaglietta in stile indiano.

Continua alla prossima puntanta, anche perche’ siamo molti stanchi da sei ore di macchina consecutive passate a schivare capre, cavoli e cammelli. Nonche’ qualche autobus di passaggio con i decine di passeggeri sulla "imperiale" (chi e’ troppo giovane per non sapere cosa fosse l’imperiale sulle vecchie corriere, se lo faccia spiegare o guardi qui una definizione ferroviaria, che si applica anche ai bus), mentre a bordo strada si vedeva anche un furgone ribaltato con sacchi di roba varia sparsi sulla (unica) carreggiata.

Sursum corda. :-)