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Per cominciare: baby elefanti e tanta Karen

Da che cosa si capisce che siete arrivati in Africa?

 

Beh, i leoni veri ancora non li abbiamo visti, ma elefanti e giraffe sì. Anzi, proprio per essere precisi, baby elefanti orfani che lasciati da soli senza la mamma nel bush morirebbero, invece c’è una bella fondazione che ai margini del Nairobi National Park ha costruito letteralmente un orfanotrofio per pachidermi, dove vivono almeno tre anni (tanto dura lo svezzamento) e poi vengono piano piano reintrodotti a casa loro. Ma intanto si può andare a vederli fare colazione col biberon e il bagnetto col fango.

  

Altro animale, altro ricovero. Questa è una nursery per certe giraffe speciali che in natura rischiano l’estinzione: come le giraffe reticolate (le conoscete, no?), ma con le gambe tutte bianche. Gli si dà da mangiare e sono belle e simpatiche. Dalla foto sembra uno zoo, ma è assai più grande e più libero (e ci sono anche gli orribili facoceri che rubano il cibo alle belle giraffe).  

Tutto questo si trova in una parte di Nairobi che si chiama Karen, che prende il nome proprio da Karen Blixen e dalla “sua Africa”. Che poi Meryl Streep era più bella, ma lei qui aveva la famosa piantagione che negli ultimi 60 anni è diventata una zona di ville e bungalow protetti da gran quantità di verde e di guardie di sicurezza.

Ora la villa di Karen (la stessa dove è stato girato il film) è ovviamente un museo e appare più o meno così:

  
In fondo, in fondo non molto diversa dalle altre case coloniali della zona, come quella degli amici che ci hanno ospitato le prime due notti.   

Ora si parte per la riserva di Samburu. 

Ah, siamo contenti :)

Tra un po’ si parte

Salve a tutti,

in questo blog Silvia ed io proveremo a pubblicare qualche appunto durante il viaggio che faremo nelle prossime settimane in Kenya e in Tanzania. Se non ho fatto troppi impicci, ogni volta che pubblichiamo una cosa dovrebbe partire una mail in direzione di alcuni amici e parenti. Se lo spam è eccessivo avvertitemi.

Il percorso previsto:

dal 15 al 17 – Nairobi

dal 17 al 21 – Samburu

dal 21 al 26 – Masai Mara

dal 26 al 27  – Nairobi

dal 27 al 2 nov. – Karatu (Tanzania)

dal 2 al 5 nov. – Nairobi

Fuga in Honduras

Si, alla fine ci siamo lasciati! Ieri mattina alle 3.30, un abbraccio al nostro Vischio che continuava a dormire e poi si sarebbe diretto a casa sua.

Gli altri due su un costosino pulmino turistico si sono fatti 6 ore per varcare di nuovo la frontiera, questa volta a oriente, verso lo Honduras. Appena oltre il confine, infatti c’è un altro straordinario sito Maya, il più meridionale di tutta la zona Maya.

La caratteristica principale è che questi qui erano anche dei grandi scultori: geroglifici, bassorilievi, altorilievi, stele scolpite quasi a tutto tondo. Affascinante, come il museo nel quale gli originali sono conservati.

Anche le rovine in quanto tali ci sono particolarmente piAciute perché particolarmente leggibili anche se non troppissimo ricostruite. insomma felici e contenti e, fino a ieri sera, stanchissimi. Ora scriviamo dopo una abbondante colazione con pane e confettura di mele fatti in casa e una signora notte di sonno.

Ci siamo naturalmente (finalmente?) resi conto che ora siamo veramente Al termine, ma ci siamo arrivati contenti e rilassati – pronti a riprendere (persino!) la lettura dell’attualità politica italiana. :-)

Forse riusciremo a “postare” ancora qualcosa, ma non ci giuriamo. Intanto passiamo e chiudiamo. Abbracci

Ad Antigua

Lungo viaggio notturno in bus: abbiamo dormito a sufficienza, anche se a un certo punto abbiamo sentito un po’ freddino,a avevamo i nostri piumini ultraleggeri e ce la siamo cavata!

Antigua è carina, colorata, pulita, assai poco tipicamente guatemalteca, dice Vischio, nel senso che è come una gradevole vetrina per turisti e per abitanti della capitale in trasferta il sabato sera. Essendo questo un sabato, la cittadina era piena di persone vestite in lungo e in abito scuro convenute per una serie di feste e cerimonie. Nella cattedrale (cioè in quello che era il nartece della cattedrale prima che un terremoto del 700 distruggesse il resto) c’era per esempio una specie di matrimonio con tutti in ghingheri, testimoni ecc., solo che davanti era seduta soltanto una ragazza e niente sposo. Ci siamo informati e una maya di passaggio con tanto di infante a tracolla ci ha detto con aria ovvia che erano “i 15 anni”. Abbiamo chiesto chiarimenti a una specie di sacrestano che staccava biglietti per le rovine della cattedrale (la città è piena di rovine di chiese e conventi barocchi non ricostruiti) e ci ha spiegato che si, quando compie i 15 anni una ragazza qui fa questa cerimonia, mah… magari tipo debutto in società???

Subito dopo, nel tentativo di entrare in un museo chiuso ex sede della prima università del Guatemala, abbiamo incontrato un giovane architetto che ha studiato a Roma e che ora dirige il Centro di ricerche della facoltà che via ha invitato a un concerto nello stesso posto per celebrare un anno di lavoro del Centro (recupero e gestione del patrimonio arch): carino e particolare.

Poi cena di arrivederci: abbiamo portato Vischio a mangiare una pizza che non vedeva da nove mesi: un po’ troppo aglio in giro ma più che mangiabile. Stanotte alle quattro Silvia e Mario lasciano il delizioso ostello/guesthouse (v. foto) per andare a fare altra scorpacciata di rovine appena dl là della frontiera honduregna, mentre Vischio veleggerà verso casa sua. Sniff…
Ma stiamo benissimo! Baci.